Nicola Ferrari (Mantova), vive accanto ai bambini e alle persone in lutto.
Si occupa, riguardo l'esperienza della perdita, di formazione, ricerca e nuove metodologie di supporto (mariabianchi.it).
E' estremamente appassionato di J.S. Bach, Glenn Gould, Emily Dickinson, Vincent van Gogh.
Scrive, pubblica.


TACCO PUNTA


Per regolamento non si può scavalcarlo né passarci sotto. Oltrepassarlo in qualunque modo diverso dal tagliare non è consentito. Spezzare è l’unica opzione prevista. L’ovvia conseguenza è che serve lo strumento giusto.
Analisi della questione: il cavo d’acciaio è spesso assai. Non importa che sia liscio, zincato o inox: comunque appaia all’occhio esterno, è vigorosissimo. I vari fili interni più leggeri che lo compongono creano una resistenza finale che è maggiore della somma delle singole difficoltà. Che siano intrecciati tra loro a spirale, come un esagono, in modo gerarchico o altro, conta poco: la forma esterna non incide sulla qualità. Invece è decisivo che siano tutti attorcigliati nello stesso senso di avvolgimento: così acquistano anche una gran capacità di torsione per cui si piegano ma non si spezzano.... CONTINUA A LEGGERE

FABIO
o le cose che non ho il coraggio di dirmi

Non andiamo, non andiamo.
Gliel’avevo detto un sacco di volte, porca miseria. È lontano, avevo ripetuto ancora e ancora, faremo tardi, molto tardi, sarà buio, torneremo stanchi, costa un sacco, non ci piace guidare, fa caldo, arriverà un sacco di gente tutta ammucchiata e io vado in ansia quando c’è un sacco di gente tutta ammucchiata, che cazzo ci fa tutta la gente ammucchiata che ti tocca e spinge e se non spinge ti sta vicino, troppo vicino, terribilmente vicino e se non ti sta vicino ti blocca la visuale e manca l’aria, lo spazio, la quiete, il silenzio, le persone, non si vede più niente se non persone, esseri umani, uomini, donne, bambini, facce, occhi, braccia, gambe, denti, capelli lunghi, corti, neri, grigi, biondi, ... CONTINUA A LEGGERE

amore della mamma

Abbiamo sbagliato tutti un po’.

Voce flebile, è l’ultima volta che la sentirò nettamente. Ripete questa frase in maniera chiara e certa; la morfina, che gironzola da settimane nel suo corpo, non c’entra questa volta. Glielo richiedo e lo ripete: abbiamo sbagliato tutti un po’. Aspetto un poco ma non per pensare a cosa blaterare: è che fiuto il pericolo, o meglio, intuisco che siamo in una zona pericolosa, rischio alto, pericolo pericolo pericolo, e allora tentenno e aspetto. 

Sbagliato cosa? le chiedo. Segna con il dito se stessa e poi me.

Sbagliato cosa? le chiedo. Segna con il dito se stessa e poi me.

Sbagliato cosa? le chiedo. Segna con il dito se stessa e poi me.



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